"Sono figlio del Welfare"

" Sono figlio di un padre analfabeta che, come cantava De Gregori, faceva il guardiano di mucche, non sapeva né leggere e né scrivere e che per buona parte della sua vita è stato sordomuto. Nel paese della Calabria dove siamo nati veniva considerato un ritardato. Mentre studio, mia sorella scopre che la sindrome di mio padre è curabile, e che la mutua poteva passargli (addirittura gratis!) un apparecchio acustico. Papà ottiene la sua protesi e questo gli cambia la vita: recupera l’udito e persino la parola, anche se, per tutta la vita, parlerà come un bambino. Ma non è finita: Un altro mio fratello, il secondo, va a studiare a Torino, dove scopre che c’è possibilità del ‘collocamento obbligatorio’ per le persone come lui; convince papà a fare domanda da bidello in una scuola di Torino. La presenta lui e papà viene assunto! Ci trasferiamo tutti. Dai miei 15 anni, 4 mesi all’anno ho fatto vacanze-lavoro in Germania; ho fatto il lavapiatti, il lavapadelle, il cameriere, animatore e coordinatore nelle colonie estive. Se non avessi avuto questa vita di lavoro alle spalle non mi sarei messo a studiare il reddito, non avrei desiderato realizzarlo con tanta forza. Se quando pubblicai il primo saggio scientifico, nel 2014, qualcuno mi avesse detto che cinque anni più tardi sarei stato a capo del soggetto che erogava il reddito avrei chiamato l’ambulanza per farlo ricoverare. Sono figlio del welfare; senza stato sociale laverei le padelle in Germania!”

Governare l'Economia, per non essere governati dai mercati

L’Italia è un Paese in declino, caratterizzato da precarietà diffusa e produttività stagnante. L’assenza di politiche industriali è stata colmata, negli anni, con provvedimenti che hanno privilegiato la riduzione dei salari invece che investimenti mirati in settori ad alta tecnologia. Anziché favorire unicamente l’accumulazione di ricchezza, l’organizzazione economica deve tornare a essere uno strumento guidato da valori, principi e politiche che garantiscano a tutti istruzione e salute, libertà e diritti civili. Governare l’economia significa infatti fare in modo che l’uomo prevalga sulle leggi del mercato. Riscoprire i valori di equità e solidarietà sanciti nella nostra Costituzione e condivisi dall’Unione Europea implica allora rivalutare positivamente l’intervento pubblico nell’economia, a partire da strumenti come il Reddito di cittadinanza europeo e il salario minimo legale.

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